Sessualità repressa

Paure e vergogne nell’intimità spesso vengono da concezioni distorte ed errate sul sesso, la psicologia e la sociologia ci aiutano a capire perchè 

L’origine della sessualità repressa 

La libertà nel sesso non è così semplice 

Quante volte capita di giudicarsi per una fantasia per un desiderio o per una fantasia sessuale, di tenere nascosto al partner o alla partner un nostro sogno erotico, di non parlare di ciò che ci piacerebbe fare da soli o insieme? 

Da una parte potrebbe sembrare assurdo che una cosa spontanea come il sesso sia così piena di tabù; allo stesso tempo, è un dato di fatto che viviamo in una società sessuofobica, che non invita all’educazione sessuale e con forti credenze moraliste riguardo a come usare il proprio corpo. 

I tabù sono un qualcosa di socioculturale, il “proibito” che apprendiamo fin dall’infanzia, trasmessi dalle persone intorno a noi: per questo è così difficile rendersi conto di averli interiorizzati e decostruirli. 

In che modo riescono ad attecchire al punto tale da portare le persone a reprimere la propria sessualità? 

Dalla vergogna sociale alla repressione sessuale 

L’essere umano è spaventato da tutto ciò che non conosce o che non capisce. Spesso apprende dai propri simili che ci sono cose disdicevoli, di cui vergognarsi, sulle quali è bene non fare domande o mostrare curiosità. 

Questo non solo porta a reprimersi, ma anche a giudicare le altre persone nel momento in cui non si attengono a questa “norma dell’ignoranza”. Il giudizio è di tipo morale, cioè definisce arbitrariamente come giusti o sbagliati certi comportamenti o attitudini, e quindi alimenta la vergogna diffusa sul tema del sesso, in una sorta di circolo vizioso. 

Da punto di vista sociale, è così che nasce lo “scandalo” e l’osceno, cioè ciò che sta “fuori dalla scena” e che secondo l’opinione pubblica non dovrebbe essere portato sul palcoscenico ed esposto alla vista di tutti. 

Vivere in un clima simile porta inevitabilmente le persone a giudicare anche se stesse e a reprimere la propria sessualità; a volte, senza nemmeno sapere per quale motivo, come ben si evince dalle parole degli intervistati di “Comizi d’Amore” di Pier Paolo Pasolini, documentario-inchiesta del 1964, ancora incredibilmente attuale! 

Le conseguenze della sessualità repressa 

Ciò che riteniamo normale altro non è che qualcosa di statisticamente comune, a cui a volte le persone si conformano per necessità. 

Ribellarsi alla norma vuol dire risultare “devianti”, strambi, anormali, trasgressivi, e questo può portare a perdere il rispetto del proprio gruppo di appartenenza. 

Spesso non siamo consapevoli di questa specie di ricatto sociale dentro al quale cresciamo, ma prendendone consapevolezza ci si rende conto di come la repressione sessuale possa causare ingenti danni: 

- sofferenze psicosomatiche e blocchi sessuali per la sfera individuale; 

- conflitti relazionali, problemi di coppia, per la sfera interpersonale; 

- frustrazione e insoddisfazione sfogata sul prossimo, attuazione di politiche sociali basate su convinzioni ataviche e prive di fondamento scientifico, per la sfera sociale. 

Cosa non è per forza indice di una sessualità repressa 

Attenzione, una distinzione va fatta a proposito di cosa possiamo considerare come repressione in ambito sessuale e cosa no: 

- Avere un orientamento asessuale, cioè non provare attrazione per nessun genere, non significa che una persona stia reprimendo l’area della propria sessualità; 

- Avere una bassa libido, ad esempio per questioni ormonali, non significa necessariamente avere blocchi sessuali di tipo psicologico. 

Come capire se si è repressi sessualmente, e come uscirne? 

Visto ciò che abbiamo detto, sarà ormai chiaro che ognuno di noi ha una certa dose di repressione sessuale interiorizzata. 

Inoltre, non è che siccome siamo predisposti alla sessualità e/o la pratichiamo, automaticamente siamo competenti al riguardo. 

Questa significa che ognuno di noi si porta dietro il suo bagaglio di domande, dubbi e tabù: sicuramente vivere nell’era dei social e di internet ci permette di accedere a molte informazioni in un modo prima impensabile, ma non sempre possiamo avere la certezza che siano utili o attendibili.

Per questo, nel caso in cui sentiate di avere degli irrisolti con la vostra sessualità, potete sempre pensare di rivolgervi ad un/una consulente sessuale o cercare delle associazioni che facciano degli incontri di educazione sessuale con dei/delle professionisti/e. 

Domandate senza paura: è il primo passo per prendere consapevolezza e capire se ciò che avete ereditato dalla società fa davvero per voi, o se c’è qualcos’altro che vorreste esplorare in libertà, senza giudizi, al di là di ciò che vi viene proposto come “normale”. 

Buona esplorazione!

Articolo a cura di Dania Piras - Esperta in Sessualità Tipica e Atipica

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