Sesso su due ruote (o quattro, o nessuna): istruzioni per l’uso

Quando passi la vita su due ruote oppure sei uno di quelli che sono stati marchiati a fuoco con il prefisso “dis”, la curiosità spinge le altre persone a farti domande. Molte domande. Domande intime, che nessuno si sognerebbe mai di chiedere alle persone senza il “dis”.

Un po’ come succede per i miti e le leggende, i punti interrogativi sul sesso piovono come funghi: «è possibile?», «Sarà vero?», «Ma come fanno?».

Eppure, nonostante le persone siano curiosissime sulle faccende intime delle persone disabili e facciano domande come si parlasse di marziani, sovente perdono ogni spavalderia di fronte alle risposte. Perché si sa, quando si entra nella sfera erotica delle persone con disabilità lo si fa spesso armati di pregiudizi. È un posto pieno di luoghi comuni e miti da sfatare.

Credetemi, le relazioni che coinvolgono un paio di ruote, protesi, una sindrome o qualunque altra disabilità, non sono poi così diverse da quelle di chiunque altro. E anche se a volte devono fare ricorso a soluzioni alternative, pure i dis-qualcosa fanno sesso. Altroché se lo fanno.

Ma proviamo ad andare più nel dettaglio e vediamo cosa succede quando una persona con disabilità decide di avere rapporti sessuali.

La prima volta

Il sesso dei film e quello della vita vera non si assomigliano per niente (soprattutto perché le persone disabili nei film non ci sono quasi mai, specialmente a fare sesso).

I vestiti che finiscono in mezzo ai raggi, impigliati nelle protesi o in qualsiasi altro aggeggio meccanico ausiliario; l’imbarazzo della prima volta che si unisce al poco allenamento; il rischio di incidenti, cadute (mica solo di stile); movimenti elefanteschi e successive risate che spezzano l’eros sono solo alcuni degli inconvenienti che possono capitare. L’importante è ricordare che anche questo è parte del divertimento.

Il sesso occasionale

In questo caso le probabilità del disastro annunciato ci sono, ma non sono certo pari a quelle della prima volta, anzi, se hai occhio e una buona dose di savoir-faire potrebbe andarti piuttosto bene. Qui, mio caro dis-qualcosa, è probabile che ti tocchi mettere a suo agio il partner. Visto che quasi certamente la persona che hai di fronte andrà in panico per paura di frantumarti le ossa al solo sguardo, fagli sempre presente che nel buon senso non c’è alcun malus e che il cartellino per parcheggiare nel posto per disabili non è un contraccettivo e non protegge dalle malattie veneree.

Il sesso in una relazione

E qui arriviamo al gran finale. Se sei una persona disabile e decidi di presentare il tuo partner a parenti e amici allora si alzano le barricate, scatta l’allarme antincendio e le guardie svizzere si mettono in posizione di difesa con le alabarde incrociate, con il povero partner che si prenderà una mitragliata di occhiatacce.

E la privacy? Un miraggio. C’è il rischio di ritrovarsi il parentado preso dall’ansia pure in camera da letto, come se un corpo disabile che fa sesso avesse il potere di scatenare il collasso dell’universo. Suggerisco vivamente modalità aereo e doppia mandata alle porte.

 Alla fine, che sia in due, più o fai-da-te, l’unica cosa che vale davvero la pena sapere è che il sesso è uno dei piaceri della vita. E anche se a volte noi persone disabili siamo strutturate come un’opera surrealista, abbiamo tutte le carte in regola per fare all’amore come tutti.

Ma soprattutto ci piace farlo, come tutti.

Articolo a cura di Marina Cuollo - Scrittrice

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